L’analisi Transazionale
L’Analisi Transazionale (A.T.) è l’approccio terapeutico che utilizzo di base: fornisce una teoria della personalità, della comunicazione, dello sviluppo infantile e della psicopatologia, prendendo in considerazione dinamiche intrapsichiche e interpersonali in un sistema di psicoterapia.
Ho scelto questo approccio perché permette di affrontare sia aspetti specifici di un soggetto, sia aspetti relazionali; inoltre utilizza un linguaggio semplice e facilmente comprensibile.
Tra i concetti base dell’A.T. vi sono:
Gli Stati dell’Io
Il copione
I giochi psicologici
Gli Stati dell’Io
Secondo l’Analisi Transazionale la sfera intrapsichica di ogni persona è tripartita in tre Stati dell’Io, cioè tre sistemi che comprendono emozioni, sensazioni e pensieri che guidano i comportamenti:
L’Io Genitore è un insieme di sentimenti, pensieri, e modelli di comportamento incorporati dall’esterno, soprattutto dalle figure genitoriali; comunica attraverso le norme e la presa di cura, è una guida per il funzionamento. Ha la funzione regolatrice.
L’Io Adulto è caratterizzato da un insieme autonomo di sentimenti, pensieri e modelli di comportamento appropriati alla realtà del momento. Comunica nella posizione del qui ed ora. Mette le energie della persona al servizio del momento. La sua funzione operativa è l’elaborazione logica dei dati, valutando la situazione (interna o esterna). Ha la funzione di cambiare, che viene definita Auto-Allo Plastica.
L’Io Bambino comunica attraverso le emozioni, il sentire (nel senso inglese “to feel”) e i modelli che risalgono all’infanzia. Può definirsi il motore della psiche; è lo stato dell’Io primordiale. Si manifesta comunicando pulsioni biologiche e non. Ha la funzione motivazionale.
Gli stati dell’Io, in situazioni funzionali, vi sono sempre ed in maniera integrata. Gli squilibri avvengono quando non vi è una funzionale distribuzione degli stati dell’Io che organizzano l’esperienza.
Il Copione
Vi capita mai di sentire o pensare frasi del tipo: “Per quanto mi sforzi di cambiare finisce sempre così…” o “E’ destino che mi succedano sempre queste cose…” o ancora: “E’ la storia della mia vita, faccio così da quando sono piccolo/a…”; ecco, queste sono tipiche situazioni in cui si esprime la conferma del proprio Copione di vita; ma cos’è esattamente? E. Berne, fondatore dell’approccio analitico transazionale, descrive il concetto di “copione” come “un piano di vita che si basa su una decisione presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e che termina con un’alternativa prescelta dalla persona” (Berne, 1972). Quindi il copione rappresenta un adattamento che coinvolge in primis lo stato dell’Io Bambino, condizionato dai messaggi provenienti dalle figure adulte di riferimento; esso condiziona le esperienze di vita in quanto la realtà percepita non è oggettiva ma distorta da convinzioni rigide e distorte su di sé, gli altri (persone con cui ci si relaziona) e il mondo (la qualità della sua vita). Volendo fare un esempio generico, ma esemplificativo, una persona che fin da piccola non viene lasciata autonoma nelle piccole azioni, oppure viene iper-protetta e quindi vive con paura, ansia le novità che gli implicano autonomia, non viene adeguatamente supportata nei successi, ma trova sempre qualcuno che si sostituisce a lei, può definire il suo copione sulla base di queste credenze: IO non sono capace di fare niente da solo, L’ALTRO è capace, è migliore di me, NELLA VITA colleziono insuccessi, oppure devo sempre dipendere dall’altro perché da solo non ce la faccio. Considerando la filosofia di fondo dell’AT, l’OKNESS, cioè il modo di percepire sé stessi e gli altri OK o NON OK, una persona con un copione come quello appena descritto percepirà IO NON SONO OK, TU SEI OK. Il copione è inconscio e si basa su messaggi profondi e altrettanto inconsci, ecco perché si ripete nella vita. Magari, ad un certo punto della vita, la persona si rende conto di voler cambiare, perché prende coscienza della disfunzionalità di certi aspetti di sé: l’obiettivo terapeutico è quello di comprendere queste parti, perché prima erano buone per questa persona ed ora non lo sono più, capire su quali messaggi si fondano e ridefinire un nuovo e funzionale Copione.
I Giochi Psicologici
Chiunque, inconsciamente, vive momenti in cui viene implicato in Giochi psicologici, al fine di confermare il Copione di vita.
Il Gioco è un meccanismo manipolatorio appreso, che inizia con una svalutazione e termina con una conferma degli assunti di base del copione a livello mentale ed emotivo.
Più precisamente un Gioco consiste in un inaspettato cambio, che segue confusione e la sensazione spiacevole anche da parte di entrambe le persone implicate.
Secondo Berne fin da piccoli apprendiamo, tramite l’educazione e l’imitazione, quali Giochi giocare e in quali occasioni.
Alla fine di un Gioco si raccolgono bollini o punti premio: ad esempio, una persona che non sente di avere il permesso di esprimere la rabbia accumula questa emozione nel tempo, finché poi scoppia a piangere disperata dopo l’ennesimo episodio che la fa arrabbiare; il fatto di aver accumulato rabbia la giustifica in questa azione; in questo caso la persona ha accumulato bollini neri (spiacevoli).
I punti premio sono raccolti da coloro che sentono sé stessi o gli altri NON OK. Questi punti sono nocivi perché non permettono al soggetto di diventare autonomo, ma confermano il copione.
Vi presento qui di seguito il processo di un Gioco, con un esempio concreto a lato:
Il gioco preso in esempio è nominato “Perché non …si, ma”, ce ne sono poi molti altri.